Gasogeno Gasificazione Pirolisi. Auto Trattori Caldaie da Riscaldamento. Biochar. Carbone vegetale

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view post Posted on 17/9/2009, 22:46
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Luz Pinon Blanco

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Biochar. Fertilizzare la terra con il Carbone Vegetale invece del Compost.



Un gasificatore e' un sistema di pirolisi ( Pyrolysis ) che separa i componenti chimici di un materiale tramite il calore ( circa 750 gradi ), in presenza di poco ossigeno. Il risultato della pirolisi e' un gas composto di Idrogeno, Metano e altri gas a seconda del combustibile di origine, mentre al termine della gasificazione lo scarto e costituito da Carbone.

La gasificazione può avvenire:
. in Aria
. in Ossigeno
. in Vapor d'acqua


Se la gasificazione avviene in aria, processo esotermico, il gas è fortemente diluito dall'azoto atmosferico per cui il potere calorifico è basso e il gas, definito di gasogeno, viene bruciato in caldaia.

Se la gasificazione avviene in ossigeno, processo esotermico, il gas è definito gas di sintesi con medio potere calorifico e utilizzato in una turbina a gas o per la sintesi di metanolo, idrogeno, benzina, metano e ammoniaca.

Se la gasificazione avviene in vapor d'acqua, processo endotemrico, si produce solo gas a medio potere calorifico ad alto contenuto di metano e idrogeno.

Gli imèianti di gasificazione si suddividono in :

Gasificatori a riscaldamento diretto: ricevono il calore dalla parziale ossidazione di parte della biomassa in aria o in ossigeno. La temperatura in uscita è compresa tra i 900 e i 1200 °C.
Gasificatori a riscaldamento indiretto: ricevono il calore prodotto all'esterno del gasificatore dalla combustione di parte del gas e fornito all'interno attraverso scambiatori di calore oppure grazie ad un letto inerte di sabbia che viene preriscaldato.Le temperature variano tra i 600 e i 1000 °C.

Impianti da Biomasse >Tecnologia >Gasificazione. Leonardosrl

Gassificatori a biomassa: aspetti ambientali
Il Syngas ha la seguente composizione chimica:
CO 16-18%
H2 14-16%
CH4 2-3%
il restante: N2, CO2, O2 (gas non combustibili)

Nell’utilizzo in motori endotermici, la combustione del gasogeno produce:
H2 + O = H2O (vapore acqueo)
CO + O = CO2 (anidride carbonica)
La quantità di anidride carbonica immessa nell’atmosfera è inferiore a quella assorbita dalle piante durante il processo di fotosintesi clorofilliana
fotosintesiclorofillian

Il 20% di efficienza disperso dal gassificatore risulta in:
12,5% - calore
7,5% - residui carboniosi incombusti (carbone di legna), pari al 4-6% in peso sulla biomassa introdotta (@ 5.500 Kcal/kg)

L'efficienza di un gasificatore e' molto bassa se si usa solo il gas prodotto, poiche' una grande quantita' di calore viene dispersa. Se invece si recupera il calore, usandolo per il riscaldamento abitativo, allora l'efficienza e' molto buona.



Composizione chimica e caratteristiche di combustione dei liquidi derivati da Pirolisi di biomasse .pdf
DOTTORATO DI RICERCA XVIII CICLO
Candidata: Ing. Paola Giudicianni
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI “FEDERICO II”
FACOLTÀ DI INGEGNERIA , DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA CHIMICA

........

Avvertenze sul pericolo del Monossido di Carbonio CO


Il Monossido di Carbonio procura sintomi riconoscibili di gravita' crescente, quindi conoscendoli e' possibile rimediare aerando i locali o eliminando la causa.

I principali inquinanti atmosferici rilevati dall'ARPA FVG. Il monossido di carbonio
Estratto: Deriva dall’ossidazione del carbonio C in presenza di ossigeno O. La sua presenza è quindi legata ai processi di combustione che utilizzano combustibili organici. In ambito urbano la sorgente principale è rappresentata dal traffico veicolare per cui le concentrazioni più elevate si riscontrano nelle ore di punta del traffico. Il principale apporto di questo gas (fino al 90% della produzione complessiva) è determinato dagli scarichi dei veicoli a benzina in condizioni tipiche di traffico urbano rallentato (motore al minimo, fasi di decelerazione, ecc.): per questi motivi viene riconosciuto come tracciante di inquinamento veicolare.
.. I motori a ciclo Diesel ne emettono quantità minime
.. Minore è il contributo delle emissioni delle centrali termoelettriche, impianti di riscaldamento domestico e degli inceneritori di rifiuti, dove la combustione avviene in condizioni migliori con formazione di anidride carbonica.
.. Altre sorgenti significative di CO sono le raffinerie di petrolio, gli impianti siderurgici e, più in generale, tutte le operazioni di saldatura.
.. E’ infine presente int concentrazioni significaive nel fumo di sigaretta ed è un pericoloso inquinante prodotto nel corso di incendi.


....
Principali inquinanti. Monossido di Carbonio. Liceo Artistico Statale Venezia
Estratto:
Effetti patologici dell’ossido di carbonio
Concentrazione nell’aria (ppm)
........Percentuale di carbossiemoglobina nel sangue
...............Effetti patologici

30 .... 5 .... Primi effetti sul sistema nervoso: minore prontezza di riflessi
30-60 . 5-10 . Effetti sulla respirazione; senso di affaticamento
60-120. 10-20. Mal di testa, vertigini
120-190 20-30. Forte nausea
190-250 30-40. Perdita di memoria
250-375 40-60. Perdita graduale del controllo muscolare; difficoltà nel linguaggio
375-440 60-70. Convulsioni
440-500 70-80. Coma, la morte sopravviene dopo alcune ore
500-600 80-90. La morte sopravviene dopo tempi sempre più brevi di esposizione



....
Intossicazione da Monossido di Carbonio..pdf Di Lisa Personettaz (Corso di laurea in assistenza sanitaria ASL Milano












wel .
Libreria Ambientale Mondiale

Biomass Gasification - Technology and Utilisation (Individual Authors)
Gasificazione delle Biomasse. Tecnologie ed utilizzo (Autori individuali)


. Introduzione
. Panoramica sui sistemi di gasificazione
. Biomasse e carburante da gasificazione
. Gasificazione per l'alimentazione energetica
. Storia della Gasificazione e sviluppo
. Processo di gasificazione
. Produttore di gas ed i suoi Costituenti
. Pericoli con i Produttori di gas
. Sistemi di produzione di gas (Gasificatori)
. Impatto delle proprietà del carburante sulla gassificazione
. Appropriatezza di alcuni combustibili da biomasse
. Motori a scoppio e produzione di gas
. Condizionamento e produzione di gas
. Problemi con il sistema di gassificazione
. Letteratura sulla gasificazione







STAR MEET System

gasifier









Gengassidan . gengas_rubrik_liten

cover

11_1

2.2.2 Gasifier efficiency
An important factor determining the actual technical operation, as well as the economic feasibility of using a gasifier system, is the gasification efficiency.
A useful definition of the gasification efficiency if the gas is used for engine applications is:

Epa_tractor_with_wood_gasifier





Wood gas as engine fuel.pdf Gas da legna come carburante per motori
Food and agriculture organization of the United Nation . FAO 1986

jpg

Wood gas as engine fuel Fao.org
2.2 Theory of gasification (Teoria della gasificazione).pdf Fao.org
2.2.1 Prediction of the gas composition
2.2.2 Gasifier efficiency








Woodgas.net








Escape from Berkeley (Fuga da berkeley)

The Shipyard Lab (Uno spazio collaborativo per costruire Arte ed energia)

Gasifier Experimenter’s Kit (GEK) . ALL Power Labs

TOTTIwhitebg-200 ... genheadcorner-jayopeninggcu_img_1974-400

GEK Wiki

ALL Power Labs on Twitter

GEK News Blog
Live Webcam on Power Pallet 50hr endurance run
June 17-19 Workshop Projects and Schedule
A Closer Look At The 2011 Power Pallet








Around Sweden with Wood in the tank
In giro per la Svezia con Legna nel serbatoio


Edited by fabrizio3 - 17/1/2012, 16:07
 
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view post Posted on 14/10/2009, 10:45
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Luz Pinon Blanco

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Gasificazione. Prodotti commerciali





BIOCHAR . CARBONE VEGETALE

Il Biochar o Carbone Vegetale, e' invece un prodotto della gasificazione senza ossigeno. La differenza sostanziale e' che la CO2 (biossido di carbonio) resta unita e non si separa, diventando carbone nero vegetale, molto leggero, inerte, quindi non infiammabile.
Da non confondere con il carbone minerale, carbonella o carbone da carbonaia, che invece contiene gli altri elementi, ed quindi e' infiammabile.

Il sistema Lucia Stove e' un buon esempio di gasificazione senza ossigeno che produce carbone vegetale:

ICHAR

header_ICHAR


ICHAR, l’Associazione Italiana biochar, è un’associazione senza scopo di lucro con sede a Firenze fondata il 26 marzo 2009.

World Stove

logo_quad

EverithingDownload1
Istruzioni per costruire una piccola Lucia Stove

Lucia Stove
luciabbq-top-view

Questa versione ha due piani di cottura, uno ad alta temperatura, l'altro a bassa temperatura :
biucci2 . small-biucci-showing-both-cooking-surfaces




Lucia Stove & Biochar





Edited by fabrizio3 - 3/2/2012, 13:20
 
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view post Posted on 26/6/2011, 18:06
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Caldaie a Gasificazione




logo
HERZ
Austria


Produttore di caldaie ad alta efficienza (93%) a Gasificazione, alimentabili con tronchetti di legna max 50 cm di lunghezza:

caldaiagasificazioneher

pelletstar BioControl 10-60 Italienisch (d07-2007) V 3.0.pdf


jpg

Caldaia a gasificazione di legna HERZ Firestar BioControl 15/19/20/30/40 De Luxe . traduzione automatica
Holzvergaserkessel HERZ firestar BioControl 15/19/20/30/40

Caldaia a gasificazione di legna HERZ Firestar Lambda 15/19/20/30/40 De Luxe
Holzvergaserkessel HERZ firestar Lambda 15/19/20/30/40

> Produkte > Stückholzkessel > firestar 15-40


Distributore caldaie Herz, tra cui il modello Firestar a gasificazione di legna :
vedi distributori :
> Vertriebspartner > Europa

A.M.E OHG . Sudtirol
IDROCENTRO S.p.a. . Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna
Renova Solutions . Emilia Romagna (parte orientale), Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise
HERZ Energietechnik Ges.m.b.H. . Friuli, Veneto









Ligno Heizsysteme GmbH
Austria


Le caldaie a Gasificazione in Italia si chiamano spesso a fiamma inversa...

turbomaxexklusiv2gasifi

Distributore installatore in Italia:
Ecoenergie S.r.l. > Catalogo Prodotti > Caldaie a legna
Sandrigo (VI) - Italy










Edited by fabrizio3 - 4/10/2011, 15:19
 
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view post Posted on 1/7/2011, 13:42
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Luz Pinon Blanco

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Gassogeno: Ricordo di quando le auto andavano ad… alcol del legno.
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Immagine grande

L’alimentazione a gasogeno sugli autobus dell’ATAG dal 1934 al 1944
di Vittorio Formigari e Mauro Di Pietrantonio

Un gasogeno per la produzione di gas povero, almeno per le applicazioni all’autotrazione, può essere alimentato a legna o a carbone. Per gli autobus romani fu sistematicamente utilizzato solo il primo tipo (generatori su licenza Imbert, Eva e Dux), mentre il generatore a carbone su licenza Nostrum trovò un applicazione sperimentale dapprima sul Lancia Omicron 867, e quindi sull’ultima serie dei Fiat 656 entrati in servizio nel 1936, autobus che però risultano convertiti a gasolio già nel 1940. L’alimentazione a gassogeno, che fu utilizzata anche per gli autocarri, si rivelò da subito fonte di problemi a non finire per lo scarso rendimento e la difficoltà di provvedere e conservare le scorte di carburante, ma nonostante gli inconvenienti e i maggiori costi di esercizio fu imposta per la volontà di Mussolini di staccare gradualmente il Paese dal ricatto delle importazioni, nel caso specifico dei carburanti, il cui costo era comunque andato crescendo per le conseguenze della crisi economica mondiale del 1929.
La produzione del gas d’acqua si basa essenzialmente sull’azione dell’acqua sul carbone, portato ad una conveniente temperatura. L’acqua passa allo stato di vapore e si dissocia fornendo ossigeno, che si combina con il carbonio dando luogo ad ossido di carbonio e idrogeno. La miscela così ottenuta di ossido di carbonio e biossido di carbonio costituisce appunto il gas d’acqua con cui si alimenta il motore.
Il primo autobus romano con alimentazione a gassogeno fu messo in circolazione sperimentale dal 20 agosto 1934 sulla linea CP. La vettura prescelta per l’esperimento fu un Lancia Omicron corto a benzina, la vettura B.1001 che, per l’occasione, fu reimmatricolata G.1001. Per la sua trasformazione (col generatore brevetto Imbert), si rese anzitutto necessario intervenire sullo sbalzo posteriore (lo sbalzo è la parte del telaio successiva alle ruote), dotandolo di un piano di lamiera dotato di un incavo, necessario per sorreggere il corposo alimentatore necessario a questo sistema assurdo. Radicale fu la trasformazione del motore, l’usuale Lancia-Junkers di derivazione sportiva caratteristico di questi veicoli, del quale fu notevolmente aumentato il rapporto di compressione con dei pistoni di maggiori dimensioni.
Nell’impianto elettrico, allo scopo di poter vincere la maggiore resistenza prodotta dall’aumentato rapporto di compressione, l’usuale motorino di avviamento da 12 volt è sostituito con un nuovo motorino da 24 volt alimentato da due batterie da 12 volt normalmente connesse in parallelo ma che si mettono in serie quando si preme il bottone della messa in moto.
Allo scopo di ottenere un movimento delle ruote quasi identico a quello ottenuto col motore a benzina fu necessario aumentare il rapporto di trasmissione.

Varie sistemazioni del generatore (Lancia Omicron e Alfa 110-AG).
Il generatore del gasogeno, sistemato posteriormente, contiene internamente un serbatoio cilindrico nella parte alta e terminante in basso con due coni rovesciati uniti per il diametro più piccolo: il legno, in piccoli pezzi irregolari del volume medio di mezzo decimetro cubo e con un preciso tasso di umidità, viene caricato dall’alto fino a riempire completamente un secondo recipiente, interno al serbatoio. Quest’ultimo è immerso parzialmente con uno strato di carbone di legna che occupa il fondo del serbatoio e che, nella parte più stretta, è dotato di cinque aperture da cui viene immessa l’aria necessaria alla combustione. L’aria viene aspirata da apposite valvole, che entrano in funzione contemporaneamente all’accensione dell’apparato. L’aspirazione è provocata dal richiamo di gas da parte del motore. L’ossido di carbonio attraversa lo strato di carbone, che pur portato a temperatura elevata non brucia, mentre durante questo passaggio il biossido di carbonio prosegue il suo percorso verso il motore.
Durante questo processo l’acqua contenuta nella legna, portata ad altissima temperatura, si trasforma in vapore, e quest’ultimo, attraversando il punto di maggior calore, si dissocia fornendo ulteriore ossido di carbonio, che prosegue verso il motore assieme all’idrogeno e ai gas inerti. Passati in una camera di calma, i gas raggiungono finalmente il miscelatore, apparato che fa le veci dell’ordinario carburatore: qui il gas è miscelato con la quantità d’aria necessaria alla combustione nei cilindri.
Altri componenti dell’apparato sono:
· VASCA DI CONDENSA - Raccoglie attraverso un apposito tubo i prodotti della distillazione del legno che si condensano nella parte superiore del generatore;
· DEPURATORE CENTRIFUGO FISSO - Il gas prodotto, all’uscita del generatore, attraversa detto depuratore, dove è costretto per la forma delle pareti a compiere un movimento rotatorio: di conseguenza le particelle pesanti (la cenere prodotta dalla combustione della legna), battono nelle pareti e cadono in un apposito recipiente (che viene chiamato CINERARIO);
· RAFFREDDATORI - Consistono in un fascio di tubi percorsi internamente dal gas e raffreddati esternamente dall’aria.
· CONDENSATORE E FILTRO - Vi giungono tre condotti, uno adduttore proveniente dal generatore, e due aspiratori, di cui uno alimenta il motore e l’altro serve per il suo avviamento. E’ composto da una camera che viene riempita di paglia di legno, che funziona da filtro.
Per l’avvio del generatore e del motore si devono inizialmente lasciare chiuse le prese d’aria ed avviare l’impianto che aspira il gas verso il motore. L’aspiratore si apre premendo a fondo il pedale acceleratore, così che all’interno dell’impianto si provochi un improvviso e repentino richiamo d’aria attraverso le prese che erano state inizialmente lasciate chiuse. A questo punto è necessario avvicinare uno straccio acceso alla valvolina di accensione in modo da non ostruire il foro, in una posizione che, verso il basso, consenta all’aspirazione in corso di attrarre la fiamma verso l’interno ed avviare la combustione della legna. Nel tempo di un minuto la legna dovrebbe prendere fuoco, mentre ne basterebbero cinque per la produzione di gas buono per l’avviamento del motore, ma il condizionale è d’obbligo, dal momento che l’avvio della combustione di legna umida in tale lasso di tempo appare quantomeno improbabile nonostante la fortissima aerazione, ed anche all’avvio della combustione stessa sembra che i minuti necessari all’avvio del motore siano sempre stati ben più dei cinque indicati nel manuale di gestione e manutenzione dei gasogeni. A prescindere dal tempo necessario quando l’alimentatore inizia la produzione di gas buono è necessario premere nuovamente a fondo il pedale acceleratore, per mantenere alta e costante l’aspirazione del gas stesso verso il motore nel momento della messa in moto, particolarmente difficoltosa per l’elevato rapporto di compressione del motore.

Tutte queste operazioni devono essere effettuate ogni giorno, e per ogni singolo autobus in uscita, (immaginiamo con quanta gioia del personale incaricato, e con quali invettive nei confronti dell’innovazione nazionale e di colui che ne era stato più o meno direttamente il fautore), ma non meno laboriose sono quelle da effettuarsi al termine del servizio e nell’ordinaria manutenzione dell’impianto.
In primo luogo è necessario ad ogni rientrata, e sempre per ogni singolo autobus, svuotare la vasca di condensa, dove si è accumulata l’acqua distillata dal vapore sulle pareti interne del generatore. Durante le ore notturne deve inoltre essere effettuato il rifornimento di legna per il servizio del giorno successivo, ma per far ciò è anzitutto necessario rimuovere quella eventualmente avanzata dal giorno precedente: l’operazione deve essere effettuata con un apposito strumento di metallo da manovrare dalla cima del generatore. Sempre a cadenza quotidiana, come per il rifornimento, si deve intervenire sul fondo del serbatoio per rimuovere la polvere di combustione e le impurità, rimuovendo e reimmettendo il carbone ivi contenuto, curando eventualmente di colmare il livello dello strato all’altezza delle cinque aperture da cui viene immessa l’aria necessaria alla combustione.
Il manuale di gestione e manutenzione dei gasogeni prescrive inoltre alcune operazioni periodiche:
· ogni due giorni: apertura dei depuratori ed estrazione della componentistica interna, che deve essere scrollata dalla polvere e accuratamente lavata sotto getti di acqua corrente. Prima di rimetterli a posto si deve inoltre provvedere la pulizia dei cilindri interni con uno straccio morbido asciutto;
· ogni 1000 Km: lavaggio completo ed accurato dei refrigeratori e delle condotte di alimentazione;
· ogni 2000 Km: sostituzione completa del carbone, previo lavaggio del serbatoio che lo contiene, e revisione completa di tutto l’apparato.
Per gli autobus con motore a gasolio la trasformazione si rivelò ben più complessa. Per la conversione di un motore Alfa Romeo F6-M317 si rese infatti necessario:
ridurre il rapporto di compressione e sostituzione completa della testata, dovendosi anche ottenere le sedi per le candele;
sostituire tutto il complessivo di alimentazione, pompa di iniezione compresa, con un carburatore e relativi condotti;
montare un magnete di accensione;
aumentare la cilindrata da 11.500 a 12.517 cm3, portando l’alesaggio da 120 a 125 mm;
alleggerire le bielle e bilanciare l’albero motore per la maggior velocità che avrà il motore, passando da 1500 a 1750 giri/min;
ridurre il rapporto al ponte da 25/35 a 25/40 sostituendo la corona.
Queste complicazioni lasciano intendere il motivo per cui la trasformazione degli autobus diesel si fermò alle sole due vetture 3101 e 3103 (Alfa Romeo 80N). Com’è facile immaginare la gestione degli autobus a gassogeno è comunque tutt’altro che semplice, e questo perché alle complicazioni che si sono fin qui descritte occorre aggiungerne altre: c’è innanzitutto la questione del combustibile, che deve essere legna tagliata nella citata pezzatura media di mezzo decimetro cubo, non troppo secca, anzi con un ben definito contenuto di umidità per poter dare l’acqua necessaria alla formazione del gas, e ne occorrono circa 120 kg per riempire il generatore di un Lancia Omicron al quale, tra l’altro, neanche sono sufficienti per l’intero turno giornaliero, obbligando a rientri in deposito per un secondo rifornimento. Con la massiccia diffusione di questi veicoli si pose l’ulteriore problema di trovare lo spazio per la conservazione delle scorte di legna e carbone. Tenuto conto che ogni autobus consuma non meno di 120 Kg di legna al giorno (che occupa uno spazio ben maggiore del fusto che può contenere la benzina necessaria per produrre la stessa energia), l’azienda si trovò costretta a locare magazzini dislocati in vari punti della città, tutti a ridosso della rete tranviaria, laddove poteva essere installato un antistante binario di raddoppio.
Per il trasporto del carburante dai magazzini alle rimesse fu poi necessario predisporre un servizio quotidiano di treni composti da un locomotore e da vari carri merci, che vengono caricati sui binari di raddoppio per non ostacolare il servizio viaggiatori. Per logica conseguenza fu necessario assegnare le vetture a gassogeno a quei depositi dotati internamente di binari (Officine Centrali, Deposito del Littorio per un breve periodo, Trionfale, Portonaccio, etc), tanto che ad un certo punto si pensò anche alla possibilità di riattivare l’esercizio dell’autorimessa Santa Croce, ex deposito tranviario che poteva in breve tempo essere nuovamente raccordato alla rete nell’omonima piazza.

L’esercizio delle linee ordinarie coi veicoli a gasogeno si rivelò da subito fonte di numerosi problemi. Lo scarso rendimento del motore, che si traduceva in una velocità di marcia piuttosto bassa (meno di 20 Km/h nei numerosi tratti in pendenza di una città collinare qual’è Roma), l’insufficienza del carico massimo di 120 Kg di combustibile all’intero esercizio giornaliero, ed ancora i numerosi guasti cui era soggetto il generatore comportarono numerosi (ed onerosi), cambiamenti nelle modalità di esercizio. Fu anzitutto necessario spezzare in due il servizio giornaliero delle vetture che dovevano prestare servizio per l’intera giornata: le tabelle di marcia che prevedevano l’avvicendamento di tre conducenti su turni interi o più di tre nel frequente caso dei turni di servizio frazionati su due vetture diverse, furono “spezzate” isolando il primo o l’ultimo dei turni (rispettivamente mattina/prima uscita e bussolotto/terzo turno). Avveniva così che al cambio ad avvicendarsi erano non solo autista e fattorino, ma anche la vettura, con l’autista smontante che doveva ricondurre in rimessa quella giunta al limite della scorta di combustibile.
Fu inoltre necessario rivedere i tempi di percorrenza delle linee esercitate con queste vetture, dal momento che all’estrema lentezza si aggiungeva il problema della sosta al capolinea. Basandosi l’intero processo sulla combustione della legna a mezzo di fiamme vive la mancata aspirazione del gas verso il motore rendeva ovviamente insufficiente quella dell’aria necessaria al loro mantenimento e alimentazione, col risultato che in tutti i casi di sosta - a prescindere dal motivo - il processo di combustione andava naturalmente sopendosi. Secondo le istruzioni aziendali il motore poteva essere semplicemente rimesso in moto - o si poteva comunque riprendere la marcia - se la sosta non durava più di quindici minuti (dovendosi per contro ripetere tutta la procedura di accensione per le soste superiori), ma all’atto pratico ci si rese conto che una pur minima diminuzione dell’intensità delle fiamme portava a una sensibile riduzione della densità del gas necessario all’azionamento del motore, quel tanto che bastava a non poter più vincere la maggiore resistenza dell’elevato rapporto di compressione. Il problema non poteva essere risolto azionando la ventilazione elettrica, per il mancato sfogo dell’enorme quantitativo di aria da questa aspirata, e furono quindi impartite varie disposizioni poi unificate nell’ordine di servizio n. 72 del 25 gennaio 1938, recante “Istruzioni sulla condotta degli autobus a Gassogeno”.
Tale ordine di servizio fu addirittura distribuito in copia ad ogni singolo conducente, che attestò di averlo ricevuto mediante firma su un apposito elenco, e vale la pena di riportarlo testualmente:

“Si è dovuto rilevare che non tutti gli autisti adibiti alla guida di autobus a gassogeno si attengono a quelle norme che sono indispensabili per il buon funzionamento del tipo di vetture in oggetto.
Si tenga presente che quanto più vivo ed energico è il regime di giri del motore a gassogeno, tanto migliore ne è il funzionamento. Pertanto nella guida degli autobus a gassogeno si osservino le seguenti norme:

1) quando per ragioni di traffico stradale, o per altre ragioni, la velocità della vettura deve essere limitata, marciare in terza velocità anziché in prima, anche in discesa, allo scopo di mantenere alto il numero dei giri;

2) Dopo le fermate spostare sempre il cambio in prima.

Si rammenta inoltre ai guidatori che ogni qualvolta una vettura provvista di carburante ausiliario si fermi per deficienza del gassogeno, allo scopo di riprendere al più presto la corsa coi viaggiatori, si deve subito mettere in funzione il carburatore di emergenza colle modalità e norme prescritte in precedenti ordini di servizio.
Le soste al capolinea furono ridotte al minimo, con l’ulteriore prescrizione che obbligava l’autista a premere il pedale acceleratore con la marcia in folle ogni due minuti, in modo da mantenere vive le fiamme, ma le prescrizioni ora illustrate sull’uso della terza marcia crearono non pochi problemi nell’usura del motore, col che ben lungi dal risolvere i problemi ci si trovò ad affrontarne altri e ben più gravosi.
Con la massiccia introduzione dei veicoli a gassogeno, avvenuta nel periodo 1935-1937, l’impossibilità di poter assicurare l’intero servizio giornaliero con un carico unico di legna portò poi all’installazione di quel secondo carburatore richiamato nello stesso ordine di servizio, che avrebbe consentito alla vettura di percorrere alcuni Km pur con l’alimentatore ordinario fermo. Il comunicato aziendale lo giustifica con la necessità di ricondurre la vettura in rimessa in caso di guasti o di insufficiente alimentazione, ma appare fin troppo ovvio che questa piccola riserva è finalizzata anche (se non soprattutto), ad assicurare il rientro dell’autobus al termine della scorta di carburante. Il secondo carburatore viene applicato al conduttore d’aspirazione, al di sopra del miscelatore. La scorta di carburante è sistemata in un apposita vasca nella cabina del conducente, dotata di un rubinetto piombato. L’entrata in funzione di un impianto esclude automaticamente l’altro, e per l’utilizzo del carburatore di riserva occorre anzitutto intervenire sul motore, sganciando l’asta di collegamento del pedale acceleratore al collettore di aspirazione del gas: utilizzando un apposito prolungamento (un ulteriore attrezzo aggiunto a quelli già elencati), il meccanismo dell’acceleratore deve essere agganciato alla speciale valvola a farfalla che regola l’aspirazione del gas dall’impianto di riserva. Si deve quindi intervenire sulla valvola del carburatore di emergenza, aprendola quel tanto che basta ad assicurare un leggero aumento del numero di giri minimo del motore, e quindi si spiomba il rubinetto della vasca che contiene la riserva di carburante. L’avvio del motore si ottiene con le medesime operazioni già descritte per l’avviamento in rimessa, ma a messa in moto avvenuta è necessario intervenire nuovamente sulla regolazione del minimo, manovrando l’apposita valvola e la sua vite di arresto.
Le vetture cosi modificate risultano al 19 maggio 1937 essere i Lancia Omicron dotati di generatore su licenza Imbert 679, 689, 691, 803, 823, 825, 843, 865, 875, 881, 887, 893, 1235. Dal successivo 15 ottobre, onde permetterne un immediata identificazione, al centro del cofano di queste vetture viene dipinto un cerchio bianco del diametro di 14 cm, recante in nero le lettere CR (Carburatore di Riserva), distribuite sui due lati del cofano stesso.

Le squadre di pronto intervento per i guasti in linea si trovarono alle prese con un consistente numero di attrezzi aggiunti per il soccorso dei veicoli a gassogeno, attrezzi che naturalmente furono dati in dotazione anche ai depositi e che vale la pena di elencare:
un attizzatoio, una scaletta di ferro a pioli di conveniente altezza e non meno di due sacchi contenenti ciascuno 50 Kg di legna pronta all’uso;
un asta di ferro di conveniente lunghezza a raggiungere il fondo del serbatoio, per la sistemazione e il livellamento della legna appena versata;
un attizzatoio del tipo usuale per i caminetti, per rinvigorire la combustione della legna dalla valvolina di accensione;
una paletta a cartoccio per la sistemazione e il livellamento dello strato di carbone;
una chiave quadra per l’apertura e la chiusura dei vari sportelli dell’alimentatore;
una chiave a tubo per l’apertura e la chiusura dei vari sportelli d’ispezione e controllo dell’impianto;
un paio di pinze universali;
un martello del peso non inferiore di mezzo Kg;
guarnizioni per il coperchio generatore, per la vasca di condensa e per le portine d’ispezione in quantitativo variabile;
un piccolo recipiente in lamiera per contenere il carbone eventualmente estratto;
uno o più secchielli contenitori;
Come si può ben immaginare l’impiego dell’alimentazione a gassogeno non portò mai alcun vantaggio all’esercizio della rete, ed anzi complicò in ogni modo possibile la vita del personale tecnico e di guida, aumentando nel contempo le spese di esercizio delle linee esercitate con questi veicoli. Dopo l’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Germania, con le consistenti riduzioni del servizio tranviario per esigenze di risparmio dell’energia elettrica, fu drasticamente ridotto il servizio di trasporto del combustibile alle rimesse, e ai capolinea furono installate delle cabine dotate dell’attrezzatura necessaria per il secondo rifornimento della vettura, compito assegnato all’autista col premio di una lira per ogni rifornimento effettuato. Il combustibile necessario al secondo rifornimento è dato in consegna con la vettura e con la chiave necessaria per aprire la cabina dove viene conservato durante il servizio. La successiva carenza di pneumatici e di lubrificanti non risparmiò nemmeno i veicoli a gassogeno dalla sospensione quasi totale del servizio autobus attuata successivamente all’occupazione tedesca di Roma (settembre 1943), ed anzi l’azienda indirizzò i propri sforzi unicamente verso le vetture alimentate a benzina o a gasolio, col risultato che l’ultimo autobus a gassogeno di Roma circolò in regolare servizio il 23 aprile 1944.
È da notare che nel parco ATAG abbiamo tre gruppi di autobus costruiti in fabbrica direttamente con alimentazione a gasogeno, i Fiat 656-RG 1701-1747 (motore 656-G), i Lancia Omicron 1801-1849 (motore 77) e gli Alfa Romeo 110-AG 3259-3307 (motore AG-6). Ai primi fu applicato un generatore di gas a carbone anziché a legna, ma l’invenzione, che dette subito ai veicoli il nome di autobus a carbonella, forse anche per la difficoltà di trovare il carbone, non ebbe successo; gli altri furono invece dotati di usuale gasogeno a legna. In tutti i casi la trasformazione inversa, per l’alimentazione a gasolio, avvenuta per i primi tra il 1939 e il 1940 e per gli altri a guerra finita, avrebbe comportato per ogni rotabile all’incirca la stessa mole di lavoro che abbiamo visto per la trasformazione del motore F6-M317; appare quindi comprensibile che con la cessazione delle ostilità e il venir meno della volontà di un singolo uomo - seppure con maggiore sforzo sia tecnico che economico - la conversione dei gassogeni si sia indirizzata da subito alla completa sostituzione del motore e alla rimozione dell’alimentatore.


Edited by fabrizio3 - 4/10/2011, 15:22
 
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view post Posted on 4/10/2011, 13:55
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Luz Pinon Blanco

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Edited by FabrizioOrsoBianco - 28/9/2012, 15:13
 
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Alfa Romeo a gasogeno.pdf . Gruppo BPER > Incontri > Archivio > Numero 71 (Anno 2002)
Quell'utile marchingegno impossibile...
Luigi R. Fittipaldi


Note storiche sul quel marchingegno ingegnoso quanto impossibile...

Il mio interesse per le automobili alimentate a gasogeno ebbe origine intorno al 1966/67 dopo aver visto e fotografato a Roma una vettura molto nota: la 6C Alfa Romeo 1750 con compressore del generale Ferraguti, senza il gasogeno ma completa nella meccanica. Si trattava dell’automobile reduce dal giro d’Europa in sette giorni, per 6000 chilometri che il generale Mario Ferraguti aveva portato a termine con successo “superando ogni aspettativa e tutte le montagne di chiacchiere”, come comentava la stampa dell’epoca.
Ma ciò che poi in realtà avviò le mie ricerche, in particolare sulle Alfa Romeo a gasogeno, fu la visione presso un demolitore di Roma di una 6C 2300 ministeriale i cui resti evidenziavano chiaramente l’avvenuta trasformazione a gasogeno (Foto 6 e 7). Nello stesso periodo trovai una documentazione interessante sull’Alfa Romeo 2300 berlina del Duce insieme ad altre del seguito, tutte trasformate a gasogeno, impegnate nella Roma Predappio-Roma per dimostrare l’efficienza del sistema: “Anche il Duce lo usa normalmente!”. La trasformazione era pubblicizzata come facile da farsi. E il Prof. Mario Ferraguti, dopo questa dimostrazione presentò un fascicolo illustrativo sul gasogeno dal titolo “Ai gasogenisti di oggi e di domani”.

alfaromeo1750gasogeno
Foto 1, 2, 3 : “Passo del Furlo Settembre 1934” Rifornimento di carbonella alle Alfa Romeo

Successivamente un suo collaboratore, Silvio Prisco, pubblicò per l’editore Mantero di Roma nel 1940 il contenuto di questo fascicolo ma molto ampliato e illustrato. Quel libro fu utile nell’immediato dopoguerra soprattutto per la trasformazione di camion, autobus e qualche vettura. Io stesso ricordo bene alcuni autobus delle autolinee S.I.T.A. con il generatore su di un rimorchio appendice e alcune automobili dotate di quel sistema. Le schede che seguono fanno parte di quella ricerca. Naturalmente sono una selezione, non tutte, ma spero sufficienti a dare qualcosa di più che una semplice idea su quel “marchingegno”.
Ma il gasogeno non fu l’unico tentativo di utilizzare un carburante alternativo, totalmente o parzialmente, alla benzina di petrolio. Correvano gli anni dell’autarchia! Oltre al carbone di legna ed al coke, peraltro già sperimentati all’estero, ci si rivolse al gas metano, alle benzine di scisti, di lignite, di sintesi al
benzolo, all’alcol. Quest’ultimo, utilizzato anche da un’automobile del Duce, alla Mille Miglia del 1936. La spider Alfa Romeo 2300 6C telaio 700635. Guidotti - pilota e collaudatore dell’Alfa Romeo - incaricato di consegnare al Duce le sue Alfa Romeo o di mostrargli le novità mi raccontò la verità sulla trasformazione ad alcol di quella vettura per le Mille Miglia. Il R.A.C.I. scrisse: “Boratto e Mancinelli (Alfa Romeo succedanei ad alcool) hanno compiuto l’intero percorso con la maggiore percentuale di alcool”.

continua sul documento ...


Edited by fabrizio3 - 8/12/2011, 19:15
 
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